La Timidezza d’Amore: esiste davvero?
Proviamo anzitutto a definire alcuni concetti, riguardo alla timidezza e alla così detta “timidezza d’amore”.
Timidezza e Sessualità
La timidezza è stata definita come la tendenza a sentirsi tesi, preoccupati o imbarazzati nelle interazioni sociali, specialmente con persone non familiari (Cheek & Melchior, 1990). Questa definizione considera la timidezza come una caratteristica della personalità e non come una patologia. La ricerca psicologica e le teorie sulla timidezza furono stimolate all’inizio dal Prof. Philip Zimbardo (1977) ed inoltre la timidezza è stata anche studiata nel contesto storico (McDaniel, 2003), sociologico (Scott, 2007) e medico (Lane, 2007).
Cosa significa “timidezza d’amore”?
Questo termine fu coniato dallo psicologo Gilmartin nel 1987, al fine di parlare dei problemi relazionali dovuti alla timidezza nella ricerca del partner. Gilmartin riteneva che si trattasse di un fenomeno prevalentemente maschile, anche se non fece ricerche scientifiche per poter determinare con sicurezza tali caratteristiche.
Secondo questo autore alcuni uomini restano single per tutta la vita perché non hanno il coraggio di trovarsi una donna, nonostante il loro grande desiderio di una relazione sentimentale e sessuale. Il solo pensiero di poter interagire casualmente con una donna è sufficiente per produrre in loro estrema ansia (Gilmartin, 1987). Secondo Gilmartin questi uomini hanno una natura prevalentemente femminile in una cultura maschile.
Questo autore arriva così a parlare di “lesbismo maschile” per descrivere il il disprezzo degli uomini timidi per le attività maschili, come lo sport, così come la loro profonda invidia per il ruolo femminile tradizionale, e le loro occasionali fantasie di essere una bella donna che fa l’amore con un’altra bella donna (Gilmartin, 1987). Questi uomini non sarebbero tuttavia omosessuali e tutto quello che desidererebbero nella vita è avere una fidanzata.
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Perché per la donna non esisterebbe la “timidezza d’amore”?
Per le donne questa timidezza non esisterebbe a causa della forte aspettativa sociale sul ruolo tradizionale degli uomini: le donne non avrebbero il bisogno di assumere un ruolo assertivo per iniziare una relazione sentimentale e dunque non sperimenterebbero la timidezza d’amore. (Gilmartin, 1987). Le donne, secondo Gilmartin, possono essere infatti anche molto timide, ma non avere problemi nell’iniziare una relazione, nonostante la loro timidezza. Questo non accadrebbe nei soggetti maschili.
Gilmartin sostiene inoltre che “gli uomini hanno bisogno di una donna molto più di quanto una donna abbia bisogno di un uomo” e, anche per questo, la donna sperimenterebbe minore frustrazione nel caso non riesca a trovare un partner, rispetto a quanto accade a un uomo single.
Le donne e la Timidezza
Tradizionalmente le donne sono più passive, rispetto agli uomini e dunque la loro timidezza sarebbe “piacevolmente femminile”, mentre tra gli uomini la timidezza è vista come un aspetto “deviante” tanto da ispirare bullismo o discriminazione da parte del gruppo dei pari (Gilmartin, 1987). Gli uomini timidi dunque verrebbero isolati dal gruppo, mentre le donne timide non lo sarebbero, da parte delle loro coetanee, a causa della loro timidezza.
Gli studi sui quali Gilmartin ha fondato le sue teorie
Uno degli studi citati dal Gilmartin è quello dei sociologi David Knox e Kenneth Wilson (1983) i quali riscontrarono che il 20% degli studenti maschi intervistati si lamentava di sentimenti dolorosi di timidezza nei confronti del sesso opposto quando essi si trovavano nelle situazioni sociali (solo il 5% delle donne ha confessato, in questo studio, una situazione simile).
Un altro lavoro citato da Gilmartin è quello del sociologo Christopher Jencks (1977), il quale seguì un ampio campione di studenti delle scuole superiori dell’Indiana per dieci anni fino a che questi ragazzi non compirono 28 anni. Poi confrontò quali persone non avevano avuto mai partners durante la scuola superiore. Queste persone risultarono essere meno brillanti dal punto di vista finanziario e di carriera (Jencks, 1977). Questi risultati erano più significativi per il campione maschile rispetto a quello femminile. Gli uomini che non erano usciti alle superiori a trovarsi una partner risultarono anche i meno felici e i meno realizzati (Jencks, 1977).
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Confutazione delle teorie di Gilmartin
L’argomento di Gilmartin secondo cui la timidezza d’amore non influisce sulle donne mancava tuttavia di una ricerca importante che contraddice la sua tesi (Cheek, 1989). Ad esempio, l’affermazione per cui la timidezza non è una barriera al matrimonio per le donne è stata nettamente contraddetta dallo studio di Wilson (1958) su 500 donne single.
La maggior parte di queste donne elencava la timidezza come una delle ragioni principali per cui non avevano ancora trovato un marito, il che suggerisce che la timidezza può davvero impedire anche alle donne di sposarsi (Wilson, 1958). Inoltre, uno studio sull’ansia da appuntamento condotto da Arkowitz, Hinton, Perl, e Himadi (1978) su 800 studenti selezionati a caso presso l’Università dell’Arizona ha rilevato che il 37% degli uomini e il 25% delle donne indicavano di essere “un po’ ” o “molto” preoccupati di uscire per la prima volta con una persona dell’altro sesso. Questa scoperta indica che l’ansia da appuntamento è comune per entrambi i sessi.
Gilmartin ha anche omesso di riconoscere diversi studi che hanno dimostrato come la timidezza influisca su vari aspetti della sessualità, sia neli uomini sia nelle donne. Ad esempio, in uno studio su cinquantaquattro ragazze iscritte a corsi di psicologia infantile in un’università del sud, Fehr e Stamps (1979) trovarono che la timidezza era significativamente correlata positivamente con una misura del senso di colpa sessuale (r (22) = .41, p <.01). Inoltre, Zimbardo (1977) in una ricerca anonima sul sesso condotta a Stanford mostrò che i timidi (N = 100), rispetto ai non timidi (N = 160), si impegnavano di meno nel sesso orale o nella frequenza dei rapporti sessuali, indicandone la causa nella loro timidezza.
Sorprendentemente, in questa ricerca emerse che i timidi si masturbavano di meno (81% contro 66%), anche se, secondo l’autore, questo dato è fortemente influenzato dalle risposte delle donne timide, anche se non fornisce i dati separati fra componenti maschili e femminili dei timidi (Zimbardo, 1977).
L’unico studio che ha esaminato approfonditamente la relazione tra timidezza, sessuale, comportamenti, atteggiamenti sessuali è quello di Leary e Dobbins (1983) i quali rilevarono che, effettivamente, gli studenti universitari con elevato di timidezza e di entrambi i sessi erano meno sessualmente esperti, avevano avuto un minor numero di partner sessuali ed erano meno propensi ad impegnarsi nel sesso orale. Gli uomini timidi che hanno partecipato allo studio hanno riferito di guardare materiale pornografico più spesso rispetto agli uomini non-timidi, mentre le donne timide hanno riferito di guardare materiale pornografico meno spesso rispetto alle donne non timide (Leary & Dobbins, 1983).
Inoltre, in questo studio gli uomini timidi hanno riferito di masturbarsi più spesso dei non timidi, al contrario delle donne timide che, come nei dati di Zimbardo, si masturbano meno di quelle non timide. (Leary & Dobbins, 1983).
Per quanto riguarda la qualità sessuale, i soggetti con un livello elevato di timidezza hanno valutato le loro esperienze sessuali significativamente meno piacevoli rispetto ai soggetti che erano poco timidi (Leary & Dobbins, 1983). Una percentuale leggermente più elevata di uomini timidi (rispetto ai non timidi) ha riferito di sperimentare eiaculazione precoce, mentre tra le donne timide è più probabile la disfunzione dell’anorgasmia.
Come prevedibile, i timidi soffrivano più spesso di ansia da prestazione, le donne più degli uomini (Leary & Dobbins, 1983). Questi risultati suggeriscono che la timidezza è associata negativamente alla quantità e alla qualità della vita sessuale per gli uomini e le donne, con le differenze di genere importanti nell’uso di materiali pornografici e nella masturbazione.
Sebbene incontri e corteggiamento possano essere un po’ più difficili per gli uomini timidi, la tesi di Gilmartin sul fatto che la timidezza non influenzi la vita affettiva e sessuale delle donne risulta errata.
Ulteriori ricerche
La paura del rifiuto sociale che gli individui timidi affrontano aumenta la probabilità che si verifichino inibizioni o comportamenti di fuga rispetto alla possibilità dell’incontro con l’altro (Leary, 2001). Inoltre, le interazioni sociali che intimidiscono gli individui timidi possono essere anche molto semplici e quotidiane per i non timidi rispetto ai loro non-timidi (Jones & Carpenter,1986).
A partire dall’infanzia, gli individui timidi sono più inclini alle difficoltà socioemotive rispetto alle loro controparti non-timide. Queste difficoltà nello stabilire e mantenere relazioni sociali continuano anche nell‘età adulta. Di conseguenza, le persone timide riportano maggiore isolamento sociale, scarse amicizie, scarsa autostima, ansia e depressione (Jones, Schulkin, Schmidt, 2014).
Sebbene anche le persone timide possano desiderare di perseguire relazioni romantiche o sessuali, l’ansia e la paura del rifiuto sociale possono inibirle dall’avviare e mantenere relazioni romantiche e sessuali. (Leck, 2006;Nelson et al. 2008;Rowsell & Coplan, 2013).
Inoltre, le persone timide hanno minore esperienza nelle relazioni intime rispetto ai non timidi (Rowsell & Coplan, 2013). Rowsell e Coplan (2013) anche perché la timidezza è associata a una difficoltà di comunicazione e a una diminuzione della capacità di risposta sessuale (Rowsell & Coplan, 2013).
Dallo studio di Leary and Dobbins (1983) si è visto come gli uomini timidi, rispetto alle donne timide, sono più propensi ad accettare di fare sesso con estranei, a masturbarsi, a guardare la pornografia e ad avere, in genere, atteggiamenti più permissivi rispetto alle donne timide (Petersen & Hyde, 2010).
Penke e Asendorpf (2008) hanno incentrato la loro ricerca sul costrutto della sociosessualità, cioè sul grado di volontà di coinvolgersi in relazioni sessuali senza sentimenti.
Essi hanno scoperto che la timidezza per essere significativamente e negativamente correlata con comportamenti e atteggiamenti sociosessuali per uomini e donne. Tuttavia, l’orientamento sociosessuale è solo una componente della sessualità.
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Nelle donne, la timidezza è associata a atteggiamenti più conservatori nei confronti del sesso e al minore numero di partner sessuali, il che è dovuto anche alle differenze di genere e al doppio standard sessuale che normalmente si osserva nelle aspettative sociali (Marks & Fraley, 2005). Essi ipotizzano che, dal momento che la timidezza è spesso influenzata dal desiderio di proiettare un’immagine positiva di se stessi agli altri, può essere che i timidi sentano una maggiore pressione di conformarsi alle aspettative della società prescritte per il loro genere, che spiegherebbe gli atteggiamenti sessuali più liberali degli uomini timidi e più consrvatori per le donne timide (Luster et al., 2013).
Fonte:
Shyness, Love-Shyness, and Individual Differences in Sexual Attitudes and Behaviors, Alyson Randall
https://www.slideshare.net/Psicolinea/timidezza-damore-e-social-networking-5873943
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