Pop: crescere senza sapere se si è maschi o femmine
Pop è un essere umano di 6 anni, svedese, ma non si può dire se è un bambino o una bambina, perché nessuno ne conosce il sesso, tranne i suoi genitori, ben decisi a non svelare il segreto al resto del mondo. Pop naturalmente non va a scuola, perché i genitori non vogliono correre il rischio che qualche insegnante o compagno/a vada a curiosare nei genitali di Pop e riveli il genere sessuale con il quale è nato/a.
In una intervista allo Svenska Dagbladet i genitori hanno dichiarato: “Vogliamo che Pop cresca liberamente e non debba adattarsi ad un modello di genere specifico”. Nelle intenzioni di questa coppia, Pop non deve sentirsi influenzato/a dal modo in cui le persone trattano i maschi o le femmine, perché a loro avviso le questioni relative al genere hanno poco a che fare con la natura e sono piuttosto una invenzione della società.
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Secondo i suoi genitori, Pop è sicuro/a e sereno/a, sceglie i vestiti autonomamente (a volte gonne, a volte pantaloni. Anche il taglio dei capelli è variabile). La madre dice che Pop per lei non è un maschio o una femmina, “è solo Pop”. Quando sarà grande, deciderà da solo/a se essere maschio o femmina, o rimanere per tutti Pop.Molti altri genitori in Svezia hanno pensato di seguire questo esempio e se ne conosce anche un caso in Canada, quello di Storm (in rosso in questa foto)
Storie davvero singolari che ci fanno capire le complessità che la società del futuro dovrà affrontare riguardo ai generi sessuali. Personalmente credo che, al di là delle migliori intenzioni dei genitori, che sicuramente hanno fatto questa scelta con amore e per dare ai loro figli tutta la libertà possibile per decidere come vivere al meglio la propria vita, questi bambini cresceranno isolati e disadattati, con mille paure, paranoici ed anche, certamente, con tanti problemi sessuali, non diversamente da quelle famiglie bigotte che vedono il sesso come il principale tabù e che chiedono ai figli di rimanere vergini fino al matrimonio. Centomila volte meglio un maschietto o una femminuccia adottati da una coppia gay… Che ne dite?
Dr. Giuliana Proietti
“Non si progredisce migliorando ciò che è già stato,
bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”.
(Khalil Gibran)
p.s. A proposito di genere sessuale: ad ottobre 2012 in Svezia è stato ritenuto necessario introdurre il pronome hen nella lingua, una sorta di “it” inglese, per evitare di dare un genere sessuale, se non è richiesto. (Esempio: perché il sole è maschio e la luna è femmina? Dio è maschio o femmina? Ecco che il neutro risolve tutto). Tra una cinquantina d’anni forse anche in Italia ci si porrà questo problema…
Fonti:
Suède : Pop, l’enfant qui n’est ni un garçon ni une fille, TF1
Parents keep child’s gender secret, The Star

Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa (attività libero-professionale in Ancona, Roma, Civitanova Marche e Fabriano)
● Responsabile scientifico del sito www.psicolinea.it
● Saggista e Blogger
● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale
● Conduzione seminari di sviluppo personale
● Attività di formazione ed alta formazione presso Enti privati e pubblici
● Co-fondatrice dei Siti www.psicolinea.it, www.clinicadellacoppia.it, www.clinicadellatimidezza.it e delle attività loro collegate, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali e del loro legame con la sessualità.
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PS. in questo si potrebbe veramente parlare di degenerazione e talebanismo del pensiero del politicamente corretto.
Non so, ma questa non mi sembra una violenza non minore di quella di chi costringe i figli a essere di un genere in cui non si riconoscono: un bambino è (quasi sempre) già maschio o femminina genitalmente, e questo nella stragande maggioranza dei casi, è perfettamente allineato anche con l’identità di genere, quindi negare cosciamente a un figlio di conoscere la priprio spontanea identità di genere non mi sembra meno violento che costringere un maschietto a indossare i pantaloni, se non si senta maschio.