DSM-5: Disturbo da mancanza di interesse sessuale/eccitazione nelle donne
Nel DSM-IV (il manuale diagnostico e statistico degli psichiatri), il disturbo di cui parliamo ancora non c’è e dunque è difficile che ne abbiate sentito già parlare.
Nella quinta edizione del DSM invece, che dovrebbe uscire nel 2013 e che però è già online in bozza, tra i disturbi sessuali vi è questo nuovo Disturbo da mancanza di interesse sessuale/di eccitazione nelle donne (Sexual Interest/Arousal Disorder in Women, SIAD)
Non è esattamente una novità, in quanto la nuova malattia raggruppa due disturbi già presenti nell’attuale DSM IV: precisamente si tratta dei Disturbi del desiderio sessuale ipoattivo e dei Disturbi dell’eccitazione sessuale femminile. Vediamo di cosa si tratta:
A33/A12
La situazione attuale è la seguente:
(per i non addetti ai lavori, spieghiamo che oggi una donna che soffre di disturbi sessuali, può ricevere una di queste due diagnosi, in base ai sintomi che dichiara di avere e che sono indicati sotto il nome del disturbo, in neretto).
Disturbi del Desiderio Sessuale Ipoattivo (DSM IV)
Principali Caratteristiche diagnostiche:
· La caratteristica fondamentale del Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo è l’insufficienza o l’assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale.
· L’anomalia deve causare notevole disagio o difficoltà interpersonale.
Sottotipi
Per il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo vengono forniti dei sottotipi per indicare l’insorgenza (può essere un disturbo Permanente o Acquisito), il contesto (Generalizzato a tutti i rapporti sessuali o Situazionale, cioè in particolari situazioni) e i fattori etiologici (cioè il disturbo potrebbe essere dovuto a Fattori Psicologici, o a Fattori Combinati).
La terapia di coppia offre un percorso verso il cambiamento,
immediato e duraturo.
Disturbi dell’eccitazione Sessuale Femminile (DSM-IV)
Principali Caratteristiche diagnostiche:
– La caratteristica fondamentale del Disturbo dell’Eccitazione Sessuale Femminile è una persistente o ricorrente incapacità di raggiungere, o di mantenere fino al completamento dell’attività sessuale, un’adeguata risposta di eccitazione sessuale con lubrificazione-tumescenza.
– L’anomalia deve causare notevole disagio o difficoltà interpersonale.
– La disfunzione non è meglio attribuibile ad un altro disturbo in Asse I (ad eccezione di un’altra Disfunzione Sessuale) e non è dovuta esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (farmaci inclusi) o di una condizione medica generale.
Sottotipi
Vengono forniti dei sottotipi per indicare l’insorgenza (Permanente o Acquisita), il contesto (Generalizzato o Situazionale) e i fattori etiologici (Dovuto a Fattori Psicologici, Dovuto a Fattori Combinati).
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Come abbiamo visto, in questi due disturbi sessuali indicati come “femminili”, il primo riguarda la mancanza di fantasie sessuali e il desiderio di avere rapporti sessuali; il secondo riguarda invece l’incapacità di raggiungere una eccitazione durante il rapporto sessuale.
E’ in effetti strano che i due disturbi siano stati considerati fin qui singolarmente e non come un unico disturbo: se una donna infatti non ha fantasie sessuali, né desiderio di avere rapporti sessuali, appare abbastanza conseguente che non riuscirà poi ad avere una piena eccitazione sessuale. In genere è vero anche il contrario: una donna che non prova piacere nella sessualità, nel senso che non riesce ad eccitarsi, ben difficilmente coltiverà fantasie o desideri sessuali… (A meno che i suoi desideri e le sue fantasie non vengano subito smorzate da un partner inesperto o disattento: ma allora non sarebbe una “malattia” della donna!)
I due disturbi dunque, in generale, rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Ed infatti, nel nuovo DSM-V (ricordiamo che è un’edizione provvisoria, visto che è ancora in lavorazione e che l’edizione definitiva uscirà solo nel 2013), questi due disturbi vengono unificati nel:
Disturbo da mancanza di interesse sessuale/di eccitazione nelle donne (abbreviato in SIAD, relativo acronimo in lingua inglese)
I criteri per la diagnosi del nuovo disturbo nel DSM-5 sono:
A. Assenza di interesse sessuale/eccitazione che dura da almeno 6 mesi, con manifestazione di almeno tre dei seguenti indicatori:
1) Assenza/riduzione della frequenza o dell’intensità dell’interesse all’attività sessuale;
2) Assenza/riduzione della frequenza o dell’intensità di pensieri e fantasie erotiche e sessuali;
3) Assenza o ridotta frequenza nell’iniziare l’attività sessuale e scarsa ricettività nei confronti dei tentativi del partner;
4) Assenza/riduzione della frequenza o dell’intensità dell’eccitazione sessuale e del piacere durante l’attività sessuale, in incontri sessuali diversi;
5) L’interesse sessuale/l’eccitazione sono assenti o poco frequentemente indotti, da fonti erotiche/sessuali interne o esterne (ad esempio, fonti scritte, verbali, visive, ecc);
6) Assenza/riduzione della frequenza o dell’intensità delle sensazioni genitali e/o non-genitali durante l’attività sessuale, in incontri sessuali diversi.
B. Il problema causa un disagio clinicamente significativo o una menomazione.
C. La disfunzione sessuale non è meglio attribuibile ad un altro disturbo di Asse I (ad eccezione di un’altra disfunzione sessuale) e non è dovuto agli effetti di una sostanza (per esempio, una droga di abuso, un farmaco), o ad una condizione medica generale.
Sottotipi
Permanente (cioè dall’inizio dell’attività sessuale) oppure Acquisita; Generalizzata o Situazionale.
Specificatori (cioè fattori che vanno tenuti in considerazione):
1) Fattori relativi al Partner (problemi sessuali del partner, stato di salute del partner);
2) Fattori relazionali (ad esempio, scarsa comunicazione, discordia, discrepanze nel desiderio di attività sessuale);
3) Fattori di vulnerabilità individuale (ad esempio, immagine corporea poco attraente, esperienze di abuso) o di comorbidità psichiatrica (ad esempio depressione o ansia);
4) Cultura / fattori religiosi (ad esempio, inibizioni legate a divieti contro l’attività sessuale);
5) Fattori medici rilevanti per la prognosi, o il trattamento
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Note dell’APA su questo nuovo disturbo
La proposta originale era che, per fare questa diagnosi, occorresse riscontrare la presenza di quattro dei sei sintomi previsti. Derogatis et al. (2011) hanno però osservato che la maggior parte delle donne in premenopausa con Disturbo da Desiderio sessuale ipoattivo potevano non manifestare la presenza dei quattro sintomi necessari. Si sperava di capire se quattro sintomi su sei fosse la combinazione giusta e specifica per questo disturbo attraverso i risultati prodotti da prove condotte sul campo (Bini et al., 2010). Purtroppo, queste prove sul campo non sono state fatte per il SIAD. Derogatis et al. (2011) hanno recentemente pubblicato i dati di un ampio campione (N = 2.573) di donne in premenopausa che erano in cerca di una terapia per il Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo senza concomitante Disturbo dell’Eccitazione Femminile. Questi dati hanno indicato che se fossero stati necessari solo tre criteri per una diagnosi di SIAD, le donne che avevano sintomi di calo del desiderio si sarebbero qualificate per ricevere questa diagnosi. Sulla base di questi dati, sono stati cambiati i criteri proposti, in modo che, per ricevere una diagnosi di SIAD, fossero sufficienti tre dei sei criteri politetici. Attualmente il modo in cui si diagnostica una disfunzione sessuale si traduce spesso in stime gonfiate circa la percentuale di donne che rispondono ai criteri per una diagnosi di disfunzione sessuale (Laumann et al., 1999). Si ritiene che l’indicazione che debbano essere presenti tre sintomi su sei, la segnalazione del disagio vissuto dal soggetto, così come la durata riveduta e la gravità dei criteri, contribuiranno a garantire che il disagio vissuto nel breve termine, forse anche di natura adattiva, non venga etichettato come una disfunzione.
Il cambiamento della definizione del disturbo riflette la constatazione empirica che il desiderio (almeno soggettivo) e l’eccitazione in genere si sovrappongono. Le donne esprimono difficoltà nel distinguere il desiderio dalla eccitazione soggettiva (Brotto et al, 2009;. Graham, Sanders, Milhausen, e McBride, 2004; Hartmann et al, 2002). Inoltre, in alcune donne l’eccitazione precede il desiderio mentre in altre donne, consegue ad esso (Graham et al., 2004). Ci sono inoltre incongruenze nel modo in cui viene definito il desiderio: c’è chi guarda al comportamento sessuale come indicatore del desiderio, chi si concentra su alcune definizioni spontanee di pensieri sessuali/fantasie, mentre altri sottolineando la natura reattiva del desiderio femminile. Il DSM-IV-TR utilizza una definizione di desiderio (cioè, fantasie sessuali e desiderio di attività sessuale) che è altamente problematica per alcune donne, dato che le donne sperimentano modelli diversi di risposta sessuale (Sand & Fisher, 2007), e quindi la perdita del desiderio può essere rilevante solo per alcune donne. In altre parole, molte donne riportano solo infrequenti fantasie sessuali.
Quanto al desiderio sessuale “ipoattivo” esso sembra denotare una carenza di attività e, dunque, sottolinea in modo erroneo l’attività sessuale come la ragione della perdita del desiderio. Alcuni interpretano l’ipo dell’HSDD come un deficit biologico di testosterone.
Le donne sperimentano modelli diversi di risposta sessuale. Inoltre, la ricerca indica che molte donne non hanno (frequenti) fantasie sessuali. Il requisito di assenza/riduzione delle fantasie e del desiderio sessuale, presenti nella diagnosi di HSDD possono patologizzare altre donne che hanno altri (normali) indicatori di desiderio/eccitazione e non cogliere la variabilità individuale.
Il termine “desiderio” viene cambiato in “interesse”. Il termine “desiderio” connota infatti una carenza e spesso implica un impulso biologico.
Viene preservato il termine “fantasie“, ma con l’aggiunta di “pensieri erotici”. Le donne possono non descrivere delle “fantasie sessuali”, nelle loro esperienze di desiderio e vi è un basso tasso di fantasie sessuali spontanee (per esempio, le fantasie che non sono volutamente evocate, come mezzo per raggiungere l’eccitazione).
E’ sempre più evidente, come dimostra la Incentive Motivation Theory, che l’eccitazione sessuale e il desiderio siano sensibili a “stimoli sessualmente competenti”. Non esiste una cosa come il desiderio sessuale “spontaneo” .E’ stato modificato il testo per sottolineare l’importanza di altri cambiamenti, “genitali e non genitali”.
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa
Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Psicoterapeuta Sessuologo
Tel. 348 3314908
Il DSM-IV-TR non documentava o quantificava l’entità dell’influenza della relazione di coppia sulla disfunzione sessuale. Numerosi studi associano il disagio sessuale con fattori relativi alla qualità dei rapporti con il partner.
Viene riconosciuta la grande importanza dell’umore e di dati che mostrano crescenti differenze culturali nell’espressione del desiderio. Inoltre, ci sono molti dati che mostrano l’importanza della relazione nelle difficoltà sessuali.
Si riconosce che, in molti casi, le cause dei disturbi sessuali sono multifattoriali e che i fattori medici possono in parte contribuire alla eziologia di un disturbo. Questa specificazione deve spingere il clinico a valutare se vi sono fattori organici nell’eziologia.
La caratteristica essenziale della diagnosi DSM-IV “una risposta adeguata di lubrificazione-tumescenza” si è mostrata problematica per una serie di motivi, tra cui: (1) l’evidenza che l’aumento del flusso sanguigno vaginale durante l’esposizione a stimoli sessuali può essere solo relativamente una “risposta automatica”, e che le donne possono o non possono esserne a conoscenza, (2) mancanza di prove che le donne con disturbi dell’eccitazione sessuale abbiano alterate risposte genitali, (3) la lubrificazione può essere o meno presente quando c’è uno stato di eccitazione soggettivo; ( 4) vi è evidenza che le donne riportano una serie di cambiamenti non genitali e genitali, (5) nessuno degli studi sulla prevalenza del Disturbo dell’eccitazione sessuale femminile ha valutato la “lubrificazione-tumescenza” (Graham, CA FSAD Rassegna della letteratura).
Molti studi associano il disagio sessuale con fattori relativi al rapporto con il partner. Il grado di “difficoltà interpersonali” è ora indicato come uno specificatore, e non fa parte dei criteri del disturbo.
L’aggiunta di questi specificatori rispecchia le considerevoli ricerche che documentano l’importanza dei fattori relazionali nel rapporto di coppia, quando la donna sperimenta problemi sessuali, fattori che sono poi importanti nella decisione relativa alla scelta del trattamento (Graham, CA FSAD Rassegna della letteratura).
Dr. Giuliana Proietti
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Fonte: APA
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Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI e ONLINE
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● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale
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● Attività di formazione ed alta formazione presso Enti privati e pubblici
● Co-fondatrice dei Siti www.psicolinea.it, www.clinicadellacoppia.it, www.clinicadellatimidezza.it e delle attività loro collegate, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali e del loro legame con la sessualità.
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