Uomini che fanno sesso con altri uomini e HIV
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Uomini che fanno sesso con altri uomini: cosa significa? E’ una nuova definizione per intendere soggetti omosessuali di sesso maschile, senza usare etichette che potrebbero essere offensive. E’ così che vengono ormai definiti sulle riviste scientifiche gli omosessuali, quando si vuole parlare soprattutto di malattie e di prevenzione.
Su Scientific American è uscito un articolo decisamente in contro tendenza rispetto a quello che leggiamo negli ultimi tempi sulle riviste scientifiche o che ascoltiamo ai congressi, riguardo alla diffusione dell’HIV.
In pratica, volendo sintetizzare al massimo, l’articolo afferma che il rischio HIV è molto alto nei rapporti omosessuali fra uomini ma che la scienza omette di dare questa informazione in modo corretto per non essere accusata di essere omofoba o, ancor peggio, di ledere i diritti umani.
In questo modo però, scrive Bob Roehr, non si fa il bene dell’umanità e dunque neanche dei gay: non sarebbe il caso di cercare un accordo con le comunità omosessuali, come si è fatto ad esempio in Perù, per trovare il giusto modo di fare informazione e prevenzione nei confronti del rischio di contagio da HIV?
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Ed ecco un’ampia sintesi dell’articolo (si consiglia di consultare la fonte, indicata in basso, per ottenere maggiori info).
La pandemia da HIV viene, da sempre, identificata come particolarmente presente in alcuni gruppi o popolazioni, come ad esempio gli omosessuali, i tossicodipendenti, le prostitute o l’intera popolazione dell’Africa sub-sahariana e dei Caraibi.
Nuovi dati epidemiologici però rafforzano questa convinzione ed in particolare gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM men who have sex with men), indipendentemente dal fatto che essi si identifichino o meno come gay, sono al centro di tali epidemie generalizzate.
Gli MSM (uomini che fanno sesso con altri uomini) nei paesi in via di sviluppo hanno una probabilità 19 volte superiore di essere infettati con HIV rispetto alla popolazione generale, in base ad un riesame dei dati presenti in letteratura condotto nel 2007.
Anche in Africa, nel cuore della pandemia, in Malawi, il 21 per cento di MSM vengono infettati dal virus rispetto all’11 per cento della popolazione generale, mentre i tassi dello Zambia sono del 33 per cento MSM contro il 15 per cento della popolazione generale, come ricorda Chris Beyrer, direttore del Centro Johns Hopkins di sanità pubblica e diritti umani.
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“Il discorso che gli uomini gay e bisessuali siano un banale fatto collaterale nella lotta globale contro l’AIDS è sbagliato“, ha detto Beyrer al Global Forum su MSM e HIV, un gruppo di studio che si è incontrato questa estate, prima della Conferenza Internazionale sull’AIDS a Vienna.
Le prove epidemiologiche vengono in gran parte ignorate dai piani di prevenzione dell’HIV nella maggior parte delle nazioni. Valori culturali come il machismo, l’omofobia e la religione hanno portato a ignorare completamente i dati e hanno influenzato le decisioni della politica. Prendiamo ad esempio il caso dell”Uganda e del Malawi.
Circa l’85 dei Paesi del mondo ancora criminalizzano l’attività sessuale tra adulti e otto, fra cui la Nigeria e diversi altri Paesi islamici, impongono la pena di morte per atti omosessuali.
In Uganda si è dibattuto molto, l’anno scorso , sull’opportunità di prevedere la pena di morte per il reato di omosessualità nelle loro leggi. I cristiani evangelici, sia locali che negli Stati Uniti, in questi casi, soffiano sul fuoco.
Joseph Baker, un ricercatore presso il Centro statunitense per il controllo delle malattie e la prevenzione (CDC) sostiene che in un recente studio condotto su 303 omosessuali a Kampala, in Uganda, è stato scoperto che il 37 per cento di loro erano stati maltrattati fisicamente, il 37 per cento erano stati ricattati e il 26 per cento erano stati costretti a fare sesso.
Ancora più preoccupante, i membri di questo gruppo avevano cinque volte in più la probabilità di essere infettati con HIV. La prevalenza dell’HIV è stata riscontrata del 4,5 per cento nei maschi adulti di Kampala, del 13,7 per cento tra coloro che hanno partecipato all’indagine e del 22,4 per cento tra coloro che avevano subito violenze.
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Secondo Jeffrey O’Malley, direttore dell’ United Nations Development Programme (UNDP) HIV Group non si fa abbastanza per arginare il rischio HIV.
Michel Sidibe, direttore esecutivo del programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV / AIDS (UNAIDS), sostiene che la discriminazione nei confronti degli uomini che vanno con altri uomini è una questione che riguarda i diritti umani e pertanto è inaccettabile, ma il suo intervento al Global Forum su questo tema è stato minimizzato e non è stato pubblicato sul sito web dell’UNAIDS.
Alla recente Conferenza Internazionale sull’AIDS vi sono state, forse non a caso, solo il 2 per cento di presentazioni incentrate su gay e bisessuali, secondo George Ayala, un dirigente del Global Forum. Queste omissioni scientifiche non migliorano però lo stigma sociale nei confronti di questi gruppi gay, la violenza che si esercita nei loro confronti, ed in più l’AIDS si diffonde ulteriormente.
In Perù si è cercato invece di creare un rapporto di fiducia fra gruppi gay e governo, allo scopo di consentire una maggiore diffusione di messaggi di prevenzione dell’HIV.
E’ importante coinvolgere le comunità gay e per i diritti umani, ha detto Steve Morin, direttore del Centro studi di prevenzione per l’AIDS presso l’Università di California, San Francisco, al fine di organizzare al meglio una campagna anti-AIDS.
Dr. Walter La Gatta
Fonte: Scientific American
Immagine: Istoletetv
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