Lo studio dei traumi sessuali
I comitati istituzionali di revisione che approvano la ricerca su soggetti umani sono generalmente convinti che chiedere alle persone notizie su questi argomenti sia più rischioso e più doloroso di quanto possa esserlo la richiesta di completare un test d’intelligenza standard, o un questionario di personalità. Come risultato, è molto difficile attenere l’approvazione per fare ricerca sulle conseguenze psicologiche di uno stupro, sugli abusi sessuali su bambini, sulle malattie sessualmente trasmissibili, sul disturbo post-traumatico da stress e sulle disfunzioni sessuali, nonostante queste ricerche siano potenzialmente utili per informare medici e psicologi sui trattamenti utili per migliorare la salute mentale e il benessere generale di questi soggetti.
Ora, un nuovo studio dell’Università del New Mexico (ricercatori Elizabeth Yeater, Geoffrey Miller, Jenny Rinehart e Erica Nason) mostra che i partecipanti – tipici studenti universitari – appaiono meno sconvolti del previsto da questionari che pongono specifiche domande sul sesso, sui traumi, e su altri argomenti delicati. Questa scoperta sfida la consueta ipotesi secondo la qualele ricerche sul sesso e sui traumi siano più stressanti per i partecipanti, rispetto ad altro tipo di ricerche. Lo studio è di prossima pubblicazione su Psychological Science, una rivista della Association for Psychological Science.
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Il ricercatore Geoffrey Miller, commentando la ricerca ritiene che “si è stati spesso iper-protettivi. Spero che il nostro studio contribuisca a rendere più facile fare la ricerca sul sesso e sul trauma in modo da ridurre il danno causato da stupri, abusi sui minori, e altri problemi sessuali “.
Yeater, Miller, ed i loro collaboratori hanno chiesto a 504 studenti universitari di trascorrere due ore, o a completare un test d’intelligenza standard, o a completare un questionario su una vasta gamma di argomenti delicati, come ad esempio se il partecipante alla ricerca avesse mai subito violenza, abusi sessuali nell’infanzia o percosse fisiche, se avesse mai tentato il suicidio, quanti approcci sessuali avesse avuto, notizie sulle fantasie sessuali di tradimento del partner, se avesse preso parte ad un’orgia, quante volte avesse avuto flashback traumatici, la data dell’ultimo ciclo mestruale, se utilizzasse un lubrificante mentre si masturbava, se avesse delle protesi al seno o dei piercing, se avesse usato la “pillola del giorno dopo” di recente.
I partecipanti hanno dichiarato i loro sentimenti, positivi e negativi, prima e dopo lo studio, valutando quanto “pesante” avessero trovato lo studio dal punto di vista emotivo, rispetto ad una serie di 15 eventi normali della vita che però sono un po’ traumatici, come ad esempio un prelievo di sangue o dimenticare il giorno della festa della mamma.
I partecipanti che hanno completato il sondaggio su traumi e sesso hanno riferito un’emozione negativa leggermente superiore, in media, rispetto ai partecipanti che avevano completato il test di intelligenza, ma la differenza è stata molto lieve, e il livello medio delle emozioni negative in entrambe le condizioni è stato molto basso. D’altra parte, i partecipanti che hanno completato il questionario traumi/sesso hanno anche provato, rispetto all’altro gruppo, emozione più positive, più consapevolezza personale, meno noia e meno stanchezza mentale. Sorprendentemente, i partecipanti in entrambe le condizioni hanno riferito che le due ore dedicate ai questionari sono state significativamente meno dolorose degli altri 15 eventi leggermente traumatici della vita ordinaria – come tagliarsi con la carta, o fare una fila in banca per 20 minuti.
I risultati, dicono i ricercatori, suggeriscono che l’attuale generazione di studenti universitari americani, che sono cresciuti con South Park, la rivista Cosmopolitan, e Facebook, siano psicologicamente più resistenti, e molto meno sensibili di quanto si creda a questo tipo di ricerche.
Logica conseguenza: secondo i ricercatori è necessario fare ricerca anche in queste aree finora off-limits, per arrivare ad una migliore comprensione di questi argomenti ed aiutare così la cura e la prevenzione della sofferenza umana.
Ovviamente l’Università del New Mexico, dove lavorano questi ricercatori, si è mostrata interessata alla ricerca ed ha detto che in futuro ne terrà conto.
Insomma, il mondo della ricerca non desidera essere lasciato fuori, per obsolete ragioni di opportunità e di sensibilità, dal mondo ipersessualizzato e violento che caratterizza la nostra epoca. E’ un male? E’ un bene? Il rischio è quello di banalizzare ulteriormente la sessualità, rendendo argomento di conversazione “leggera” ciò che finora è stato considerato tabù, sofferenza e trauma.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
Association for Psychological Science. (2012, June 4). “Sex And Trauma Research”, via Medical News Today
Immagine:
Stupro, di Utagawa Kuniyoshi (1797-1861) Wikimedia

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