Parità di genere nella coppia di lunga durata
L’attività sessuale nel contesto dei rapporti eterosessuali di lungo termine può essere un importante argomento di conflitto, capace perfino di mettere in discussione lo stesso rapporto di coppia. Questo accade perché nelle coppie non esiste ancora una vera parità di genere.
Sebbene molti studi abbiano scoperto che il sesso venga ritenuto dalla maggior parte degli eterosessuali che vivono uno stabile rapporto di coppia come un elemento essenziale per la soddisfazione personale e per la longevità del rapporto (Michael, Gagnon, Laumann & Kolata, 1994; Rubin, 1990), esso viene anche costantemente indicato come un potenziale elemento di conflitto (Blumstein & Schwartz, 1983; Duncombe & Marsden, 1996; Rubin).
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Gli stereotipi più diffusi sul tema vogliono gli uomini sessualmente assertivi e propositivi e le donne sessualmente passive (Crawford & Popp, 2003): questo viene considerato lo standard della coppia sposata.
Vari studi effettuati sulle differenze di genere ci confermano che le disparità fra uomini e donne sono dovute soprattutto a situazioni sociali, le quali cambiano continuamente così come le norme culturali e le credenze su come debbano comportarsi gli uomini e le donne (Crawford & Popp, 2003). Questi stereotipi stabiliscono, in ogni epoca, quali debbano essere i comportamenti sessuali all’interno della coppia.
Lo stereotipo della femminilità, ancora molto in voga, ad esempio, riguarda il porsi all’altro come “persona da desiderare sessualmente”, piuttosto che come “persona sessualmente desiderante” (dal momento che il desiderio sessuale comporta una certa aggressività sessuale, che è considerata prerogativa del maschio). Non a caso le donne “sessualmente desideranti” o vengono considerate persone che dall’atto sessuale traggono qualche vantaggio economico (prostitute), oppure come persone malate (ninfomani).
Questi messaggi sul sesso e sulla sessualità possono portare le donne a sacrificare la loro autonomia sessuale, in cambio di accettabilità sociale (o buona reputazione), scollegando così i propri desideri dai propri comportamenti. Tutto ciò nonostante la coppia stabile sia sempre più basata sull’idea che debba esistere la parità fra i partners.
Nelle coppie sposate, le ricerche ci dicono che le persone sono sessualmente più attive rispetto a soggetti con differente stato civile (Michael et al., 1994). La maggior parte degli studi ha però dimostrato che la frequenza del sesso all’interno del matrimonio declina costantemente nel tempo: essa diminuisce precipitosamente durante il primo anno di matrimonio, con un declino lento ma continuo, per poi calare in modo significativo con la nascita del primo figlio (Call, Sprecher & Schwartz, 1995).
Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che la diminuzione della frequenza del sesso coniugale sia il risultato dell’assuefazione e che, con l’aumento degli anni di conoscenza e di convivenza, le persone trovino sempre meno gratificante il sesso domestico (Liu, 2000).
Eppure c’è un’altra spiegazione, che è stata ipotizzata in ambito femminista, e cioè che il calo dell’attività sessuale sia una sorta di ritorsione della donna nei confronti di un marito poco collaborante in casa. Da ormai diversi anni (Rubin, 1990) la maggior parte degli uomini sono per la parità sessuale e le donne sposate si aspettano non solo di dare, ma anche di ricevere nel matrimonio, a tutti i livelli, ivi incluso quello sessuale: dunque questi conflitti familiari sui lavori domestici o sulla sessualità dovrebbero essere cose di altri tempi…
Non è così, perché un conto sono gli ideali, un conto è la prova dei fatti. Ad esempio, anche se gli uomini e le donne decidono di condividere il lavoro domestico, gli uomini continuano a svolgere una quantità significativamente minore di lavori domestici rispetto alle donne (Bianchi, Milkie, Sayer & Robinson, 2000; Hochschild & Machung, 2003) e questo divario di genere è indipendente dallo stato occupazionale delle donne, in quanto si è ancora convinti che il lavoro di casa spetti alle donne, poiché è “adatto alla loro personalità”.
Sarà per questo che le donne, in alcune situazioni, si fanno venire l’emicrania?
Dr. Giuliana Proietti
“Non si progredisce migliorando ciò che è già stato,
bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”.
(Khalil Gibran)
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Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona
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