La pornografia: un’industria che sta cambiando il nostro modo di vivere
Dr. Giuliana Proietti
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Psicoterapeuta Sessuologa
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A Las Vegas nel mese di gennaio si tiene l’Adult Entertainment Expo, la più grande esposizione del mondo porno. Ogni anno i pornografi di tutto il mondo si recano a Las Vegas per partecipare a convegni che spiegano le tendenze del settore, permettono di conoscere i colleghi, incontrare nuovi talenti “creativi”, e tenere il passo con le ultime tecnologie.
Chi partecipa, da esterno, a queste riunioni, la prima cosa di cui si accorge è che ciò che eccita queste persone (prevalentemente uomini) non è certamente il sesso, ma il denaro.
Essi infatti trascorrono ore ed ore in sale conferenza scarsamente illuminate per discutere di mercati di nicchia, diversificazione dei prodotti, come generare traffico in un sito web, perché, come dice lo stesso sito web dell’expo : “Identificare, vendere e commercializzare i prodotti giusti per i clienti esistenti e trovarne di nuovi è vitale nel mercato competitivo di oggi “.
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A pochi metri di distanza, c’è invece il pubblico del porno, che si avvicina alle porno star, che guarda i video dei film più recenti e attende con impazienza quello che il gli organizzatori hanno chiamato il “Sexy Stage Show”, dove le porno star simulano atti sessuali. Le scene osservabili sono più o meno queste: donne semi-soffocate dal pene, uomini che si rivolgono a loro con epiteti impronunciabili, e – in un caso particolarmente bizzarro – donne penetrate analmente mentre sono in una bara.
Le pornostar, con tacchi altissimi, siedono nei bar dell’expo con le gambe aperte, mentre gli uomini in fila posano con loro per avere una foto-ricordo.
Il porno è una industria multimiliardaria che produce più di 13.000 film all’anno solamente negli Stati Uniti. L’industria è collegata non solo ai produttori cinematografici e ai distributori, ma anche ai banchieri, ai produttori di software, alle società di carte di credito, ai fornitori di spazi web, alle società che lavorano via cavo, e alle catene alberghiere.
Il porno è, da qualche tempo, una delle principali risorse economiche anche per gli hotel, con catene come l’Holiday Inn, l’Hilton, lo Sheraton, il Radisson, l’Hyatt e il Marriott che incassano moltissimo con il pay-per-view. Nel 2007 un articolo sul sito della porno-industria XBIZ specificava che un hotel può raggranellare con l’offerta di pornografia più di 500 milioni di dollari l’anno.
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Non è un caso che l’International Consumer Electronics Show si svolga a Las Vegas esattamente nei giorni della Fiera del Porno. Secondo Jonathan Coopersmith, uno storico della tecnologia, il porno ha dimostrato di essere un affidabile segmento di mercato, molto redditizio, che ha accelerato lo sviluppo delle tecnologie dei media, dai videoregistratori ai DVD alle reti di file-sharing, video on demand via cavo, video streaming su Internet, e, più recentemente, video per telefoni cellulari. La domanda di porno ha guidato lo sviluppo di tecnologie di base per la compressione dei dati, la ricerca, la trasmissione dei pagamenti. Reti di file-sharing come Kazaa, Gnutella, Limewire sono più conosciuti per la musica, ma sono ampiamente utilizzati anche per la visione di filmati porno.
Alcuni dei temi ricorrenti nei seminari tenutisi in fiera erano dedicati a come integrare il porno nella cultura popolare, come creare un’immagine favorevole nel pubblico, come schivare regole e restrizioni. L’industria della pornografia, a differenza di molti altri settori, non può pubblicizzare i propri prodotti direttamente in televisione o sui giornali, quindi deve fare affidamento su agenzie di pubbliche relazioni che inseriscano riferimenti favorevoli al porno nei media. Ci sono centinaia di esempi: Jenna Jameson su The Oprah Winfrey Show parlò di come si sente migliore da quando lavora nel porno, Hugh Hefner intervistato da Cosmopolitan ha detto invece che guardare porno è un modo “divertente” per le donne di migliorare la propria vita sessuale, oppure la produzione della famosa T-shirt con la scritta “Porno Star” scritta sul petto.
L’effetto cumulativo di tutto ciò viene descritto da un neologismo americano sempre più usato: la “pornification” (pornificazione?) della nostra cultura, in cui immagini porno, messaggi e altre storie stanno modificando la nostra identità sessuale e le nostre relazioni. Questa tendenza può essere vista nel tacchi sempre più alti che usano le donne, negli sguardi ipersessualizzati delle ragazze più giovani e in quello che è probabilmente l’esempio più lampante: la popolarità della ceretta depilatoria usata a livello genitale tra le giovani donne.
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Questa pratica si è diffusa nel porno circa un decennio fa ed ora è talmente banale che è quasi impossibile trovare interpreti di sesso femminile con peli pubici. Nel frattempo, la rasatura è diventata una cosa così naturale che le donne non si sentono a loro agio con i peli pubici e gli uomini gradiscono di più la donna con i genitali senza peli. Tutto ciò ha perfettamente senso, visto che molti di questi uomini hanno ricevuto la maggior parte della loro educazione sessuale dai film porno.
Questa fobia fornisce anche una scusa più accettabile per le ragazze che non hanno voglia di fare sesso occasionale; dire semplicemente di no infatti non farebbe fare bella figura: dire invece “non mi sono depilata” potrebbe essere una soluzione vincente.
Uno dei seminari presso l’expo di quest’anno si chiama “in compagnia di donne”. Qui gli accademici si mescoleranno con i pornografi per condividere idee su come sviluppare prodotti di nicchia destinati alle donne. Probabilmente molte donne parteciperanno, per raccontare che guardano filmati porno.
Del resto, è da tempo che i pornografi hanno preso contatto con il mondo accademico ed escono sempre più di frequente degli studi pro-pornografia.
Ne citiamo una per tutte: quella del Prof. Simon Louis Lajeunesse, il quale ha spiegato che la pornografia non è così dannosa come si crede: le persone che ne fanno uso riescono a vivere ugualmente la loro relazione di coppia, e non mostrano in alcun modo di avere una sessualità patologica o comunque disturbata. “Tutte le loro pratiche sessuali – rassicura Lajeunesse – sono “convenzionali”.
Lo studio canadese cita inoltre questi dati:
– non esiste più la verginità pornografica, ovvero ormai non esiste più nessuno, fra le persone adulte, che non abbia mai guardato una scena pornografica almeno una volta nella vita;
– il 90% del consumo avviene tramite Internet e il 10% tramite video;
– gli uomini consumano materiale pornografico tre volte alla settimana per una media di 40 minuti.
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Oltre tutto, questa ricerca è stata “stranamente” finanziata dall’Interdisciplinary Research Center on Family Violence and Violence Against Women. (Centro di ricerca interdisciplinare sulla violenza familiare e la violenza contro le donne). E questo dice tutto.
Naturalmente ci sono anche studi contrari. La ricerca di Pat Fagan ad esempio, per conto del Research Council, organizzazione americana dedita alla promozione del matrimonio e della famiglia, oltre che della santità della vita umana nelle politiche nazionali dice esattamente l’opposto:
La pornografia infatti, secondo questa ricerca:
– mina la famiglia e mette a rischio la società. Infatti: gli uomini che fanno consumo di pornografia hanno una maggiore tolleranza verso la sessualità “anormale” (così nel testo inglese), come stupro, aggressioni sessuali e sessualità promiscua;
– rende gli uomini sposati meno affezionati alle loro mogli, le quali se ne accorgono e ne restano spesso sconvolte;
– mette a rischio la vita di comunità, aumenta il crimine e fa diminuire il valore immobiliare (sic!);
– distrugge il clima affettivo della famiglia, che è il luogo migliore per far crescere sereni e in buona salute i figli;
– porta i figli, esposti a questi comportamenti dei genitori, a seguirne l’esempio, perdendo l’idea della fedeltà sessuale, implicita nel matrimonio e nella vita familiare;
– porta le donne che praticano il cybersex ad avere il 40% di partner sessuali in più delle donne che non hanno mai fatto sesso virtuale.
Più recentemente un gruppo di studiosi di scienze sociali e psicologi, riuniti presso il centro di ricerca dello Whiterspoon Institute, hanno suonato un campanello d’allarme: la pornografia, dicono, è molto più nociva per la società rispetto a ciò che la maggior parte delle persone pensa.
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa
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L’impressione generale infatti è che il porno sia praticamente innocuo, sexy, divertente. Ma gli esperti riuniti presso il Princeton Witherspoon Institute nel Marzo 2010, hanno mostrato di avere una visione completamente diversa. “Non è più la pornografia che consumavano i nostri padri” ha infatti affermato il professore di sociologia Brad Wilcox, dell’Università della Virginia. Ed infatti oggi il porno è molto più violento.
“In particolare su Internet, dove viene consumata gran parte della pornografia di oggi, il tipo di sessualità rappresentato ha sempre più a che fare con la violenza, feticci estremi, degrado reciproco, senza divertimento”.
Secondo questi esperti e ricercatori la pornografia ha iniziato una deformazione diffusa nella vita privata delle persone. Per esempio, gli uomini che consumano molta pornografia, quando si trovano con una vera partner soffrono di disfunzioni erettili o non riescono a trarre piacere dal rapporto sessuale.
La relazione di coppia viene traumaticamente danneggiata dal momento che mina quella intimità emotiva, che è in realtà il fondamento dell’unione stabile e provoca separazioni e divorzi.
La dipendenza da pornografia tocca anche altri aspetti della esistenza, in particolare le assenze sul lavoro (o anche la perdita del lavoro), gli hobbies (tutti abbandonati), la vita di famiglia, spesso interrotta.
Un altro serio problema è che sempre più bambini vengono esposti a questi stimoli a luci rosse, in età sempre più giovane (9-11 anni). Secondo la dottoressa Janice Shaw Crouse, autrice di un libro, “Infanzia a rischio”, la tendenza è così diffusa tra gli adolescenti, che il 65 per cento dei ragazzi di 16-17 anni e il 46 per cento delle loro coetanee, ammette di avere amici che regolarmente consumano pornografia. La ricerca mostra anche che le ragazze adolescenti esposte a una quantità elevata di porno fanno sesso più presto delle coetanee che non guardano la pornografia, sono più promiscue, corrono maggiori rischi sessuali, hanno più spesso rapporti di sesso anale e di gruppo.
Per non parlare dei casi di violenza:
* I consumatori di pornografia moltiplicano di sei volte la probabilità di diventare stupratori e raddoppiano la probabilità di commettere violenza sessuale sul partner;
* L’83 per cento degli stupratori e il 67 per cento dei molestatori di bambini consumano pornografia hard-core a tassi elevati
Dr. Giuliana Proietti
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Fonti:
Gail Dines, Porn: a multibillion-dollar industry that renders all authentic desire plastic, The Guardian
Are the effects of pornography negligible? Eurekalert
The effects of pornography on individuals, marriage, family and community, di Patrick F. Fagan, Ph.D. pdf .
Sexual Junk Food: Porn’s Degrading Effects, CBN– Video CBN
Pamela Paul, From Pornography to Porno to Porn: How Porn Became the Norm, pdf
The Social Costs of Pornography: A Collection of Papers, Witherspoon Institute, Visita il Sito
Dr. Giuliana Proietti
Una presentazione sull'orgasmo femminile
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ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI e ONLINE
● Attività libero professionale, prevalentemente online
● Saggista e Blogger
● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale
● Conduzione seminari di sviluppo personale
● Attività di formazione ed alta formazione presso Enti privati e pubblici
● Co-fondatrice dei Siti www.psicolinea.it, www.clinicadellacoppia.it, www.clinicadellatimidezza.it e delle attività loro collegate, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali e del loro legame con la sessualità.
Sito personale: www.giulianaproietti.it
Bella la domanda di Sherry.. Credo più nella seconda ipotesi!
"* I consumatori di pornografia moltiplicano di sei volte la probabilità di diventare stupratori e raddoppiano la probabilità di commettere violenza sessuale sul partner;* L’83 per cento degli stupratori e il 67 per cento dei molestatori di bambini consumano pornografia hard-core a tassi elevati"in questo genere di ricerche il problema è sempre quello di non scambiare gli effetti per le cause: è la pornografia che fa diventare stupratori, o chi già di suo è più portato per altre ragioni alla stupro fa più uso di pornogafia?