• 2 Dicembre 2024 11:55
Tutto quello che c'è da sapere sull'amore

Tutto quello che c’è da sapere sull’amore

 

Amore: Emozione o Sentimento?

Parlando di amore, viene anzitutto da chiedersi se lo dobbiamo considerare un’emozione o un sentimento. L’emozione è, infatti, una reazione istintiva ad una situazione, mentre il sentimento è una condizione più stabile, un modo di “sentire” che non dipende dagli umori, dalle tante variabili della vita. In altre parole, le emozioni sono più legate alla chimica presente nel corpo, mentre i sentimenti sono più spirituali, sono delle convinzioni profonde che motivano il nostro agire. Esistono tuttavia molte forme di amore, di cui molti autori hanno parlato, mettendo in luce ora l’una, ora l’altra sfaccettatura.

Innamoramento e Amore.

In Italia, il maggiore studioso dell’amore è senz’altro il sociologo Francesco Alberoni, che distingue anzitutto l’amore dall’innamoramento. Nel suo libro, Innamoramento e Amore, l’innamoramento viene descritto come: “lo stato nascente di un movimento collettivo a due”.

L’innamoramento, secondo Alberoni, non è un fenomeno quotidiano, è una esperienza straordinaria che ci porta ad attribuire ciò che proviamo a caratteristiche presenti nella persona amata. Nell’amore infatti l’altro rappresenta sempre un’eccezione rispetto alla media delle persone: le sue parole, i suoi gesti, il suo modo di pensare e di amare sono considerati migliori e per questo tendiamo a mettere la persona amata su un piedistallo. In realtà la persona amata non è diversa dalle altre, ma è il tipo di relazione che si è stabilito fra noi e chi amiamo, il tipo di esperienza straordinaria che stiamo vivendo ciò che rende diversa e straordinaria la persona amata e, più profondamente, ciò che rende diversi e straordinari tutti e due.

In questa ottica, l’innamoramento viene collocato sul registro dello straordinario, e pertanto è visto come più simile alle emozioni che ai sentimenti. Del resto, l’innamoramento stesso è caratterizzato da molti aspetti, decisamente instabili, che si alternano continuamente (eccitazione, desiderio sessuale, ansia, disperazione, solitudine, paura, ecc.).

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L’amore come elemento per la riproduzione della specie.

Dal punto di vista della psicologia evoluzionistica (che analizza la selezione e lo sviluppo dei processi psicologici in funzione del loro valore adattivo per l’individuo, ispirandosi alla teoria dell’evoluzione soprattutto dal meccanismo della selezione naturale proposta da Darwin), l’innamoramento ha una sua ragion d’essere in quanto consente lo stabilirsi di tendenze positive di affiliazione, che portano nella direzione della riproduzione.

In qualche modo l’innamoramento sarebbe un prolungamento della sessualità, per garantire la sicurezza della prole. E’ stato calcolato che la sua durata vada dai sei mesi ai tre anni, il che viene interpretato dal punto di vista evoluzionistico come il tempo minimo perché una donna resti incinta e provveda alle cure essenziali del neonati, nei primi anni di vita.

Lewis Henry Morgan, coetaneo ed amico di Charles Darwin, nel 19° secolo, coniò il termine “società omni-monogamica” allo scopo di descrivere l’impostazione di base della sessualità umana, che consiste nel passare attraverso un periodo di varietà sessuale, per poi unirsi ad una persona, per tutta la vita.

Il filosofo David Precht fa però notare che in natura la monogamia è un’eccezione e non la regola: spesso, quando c’è, essa è dovuta alla mancanza di opportunità nella scelta di un partner. Per Precht lo stato di innamoramento peraltro non è necessario dal punto di vista biologico, per favorire la sopravvivenza della specie : chi si innamora infatti tende a stare con una persona sola e dunque diminuisce le possibilità di riprodursi. Dunque, dice il filosofo, l’innamoramento appare addirittura contro-producente. Secondo questo autore, malgrado oggi siamo tutti convinti che i sentimenti siano squalificati rispetto alla predominanza delle scelte egoistiche, mai, nella storia dell’umanità, l’amore è stato un valore così importante e mai ha occupato una posizione così centrale nella nostra vita.

Anche Christopher Ryan e Cacilda Jetha, lui psicologo, lei psichiatra, in un loro recente libro, Sex at Dawn, affermano che la convinzione che il vivere in coppia sia tipico della natura umana non sia corretta. Gli esseri umani infatti, secondo questi autori, non sono, né sono mai stati, votati alla monogamia, e l’insistenza, nella società moderna, su questo antico precetto è dannosa e punitiva.


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L’incapacità di amare.

Vi sono persone che sono incapaci di amare: le loro relazioni sono basate sulla freddezza affettiva e sull’egocentrismo, ma i problemi potrebbero risalire a questioni emotive irrisolte, che impediscono di sperimentare tale sentimento, come una difficoltà infantile nello stabilire i primi legami di attaccamento, o problemi legati all’insiscurezza personale, alla paura dell’intimità. In psicologia questo timore viene chiamato erotofobia (dal gredo eros, amore) cioè paura dell’amore sessuale o delle questioni sessuali.

L’età dell’amore.

L’amore non ha età: anche gli anziani provano sentimenti d’amore, ma in genere hanno un’immagine di sé molto squalificata e si sentono poco attraenti, per questo tendono a vivere questa condizione con un senso di vergogna.

L’amore romantico.

L’amore romantico, cioè quello fra un uomo e una donna, fino al XVIII secolo era considerato una questione banale, riservata ai poeti. Fu con l’apparire della società borghese, con l’Illuminismo, che si cominciò a sognare la libertà di amare (un desiderio comunque considerato “anarchico” dai filosofi, che prevedevano, se questo si fosse avverato, la destabilizzazione dell’ordine sociale. Kant, ad esempio, diceva che l’amore è una delle passioni che l’uomo deve imparare a superare, durante la sua vita).

A quel tempo, il matrimonio non aveva nulla a che fare con l’amore, ma rispondeva a criteri economici, di lignaggio. Oggi, con l’avvento dell’individualismo e la perdita delle tradizioni, abbiamo imparato a decidere da soli del nostro destino. Il significato della nostra vita dipende dalla felicità che proviamo: da qui la ricerca incessante di amore.

Solo negli anni sessanta del secolo scorso si affermò il principio del diritto all’amore e della felicità in amore. Le donne in quegli anni acquisirono il diritto alla libertà e all’autodeterminazione,  grazie alla pillola contraccettiva e alle leggi sull’aborto e sul divorzio.

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L’amore come fenomeno universale.

L’amore si è dimostrato essere un fenomeno universale, almeno a livello di specie umana. In uno studio che ha preso in esame 166 società, Jankowiak and Fischer (1998) si è scoperto che l’amore romantico era presente in 147 di esse (nelle 19 culture rimanenti non è stato possibile esaminare i dati, ma comunque non vi sono state evidenze negative).

Gli effetti dell’amore.

L’amore secondo alcuni autori (Förster J., Epstude K, Özelsel A., 2009) comporta una trasformazione complessiva della persona: l’innamoramento ci cambia, ci fa pensare in modo diverso, evitando il pensiero analitico in favore di quello creativo. In questo senso è qualcosa di diverso dal semplice desiderio sessuale e non va confuso con esso, perché il desiderio sessuale ha necessariamente una prospettiva di breve termine, non può durare tutta la vita. L’amore invece implica desideri ed obiettivi di attaccamento prolungati nel tempo con una sola persona, che superano la prospettiva del “qui e ora”, tipica dell’attrazione sessuale.

Secondo Sternberg (1986) l’amore consiste in un triangolo equilatero, con tre elementi di base: impegno, intimità e passione.

Altri autori che si sono occupati dell’amore, più dal punto di vista neurobiologico, lo vedono sostanzialmente come una addiction, una dipendenza. Thomas Roland Inse e colleghi della Emory University hanno scoperto (2005) che il legame monogamico ha le sue basi negli stessi circuiti cerebrali che sono responsabili delle dipendenze, come nella cocaina e nell’eroina (craving, ossessione, compulsione, distorsione della realtà, dipendenza emotiva, cambiamenti di personalità, assunzione di rischi, perdita di self-control). I loro studi sono stati condotti sul Microtus ochrogaster, un topolino di campagna diffuso nel sud degli Stati Uniti che si accoppia per tutta la vita, ma le conclusioni sono probabilmente vere anche per gli esseri umani.

Va detto che già tra il VII e il XIII secolo D.C., nel pieno splendore della medicina araba di Rasez Abubetri (860-932), Avicenna (980-1037) e Averroè (1126-1198) i quali si rifanno in particolare all’opera del medico greco Galeno (129-216 D.C.): in queste opere si parla dell’amore in quanto “follia d’amore” legata alla malinconia e all’indemoniamento.

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La perdita dell’amore.

Che l’amore sia simile ad una dipendenza lo vediamo ad esempio quando ci troviamo di fronte alla perdita di un amore, fenomeno che causa grandi stress e traumi. Si è sempre parlato di questi dolori umani, nelle poesie nelle canzoni nei romanzi nei miti nelle leggende, che troviamo nella cultura sumerica, greca, romanai, araba, atzteca, giapponese, cinese, indiana, polinesiana e in molte altre società storiche e contemporanee (Baumeister et al. 1993; Fisher 2004; Jankowiak and Fischer 1998).

Il timore di non essere amati può portare ad una perdita dell’amore per sé stessi, con probabili reazioni depressive, così come crisi di angoscia, di rifiuto, di isolamento, di distorsione, di evitamento che sfociano, secondo Wurmser (1981) in una vera e propria angoscia di vergogna. Il rifiuto dell’amore è infatti un messaggio intensamente minaccioso, tale da impedire al destinatario di concentrare l’attenzione sulle cause precise che l’hanno determinato, ma spingendolo a provare solo forti sensazioni di vergogna.

Teorie psicologiche sull’amore.

La prima forma di amore è quella che si sviluppa nella relazione primaria, con i propri genitori: è in questo rapporto che si sviluppa la prima forma di attaccamento. Il bambino inizialmente non si distingue dal corpo della madre, con la quale si sente fuso, fino a che le prime separazioni dalla figura materna gli fanno comprendere di essere una parte del tutto, di avere dei limiti (Mahler). Per questo una madre manchevole e superficiale, (“non sufficientemente buona”, nel senso di Winnicot) potrebbe non aiutare il piccolo ad organizzare parti del sé corporeo e psichico, impedendogli di conoscersi ed accettarsi e limitando le sue capacità affettive.

Poter investire sul primo oggetto d’amore significa infatti esplorare per la prima volta il campo amoroso e sessuale, provando sensazioni che in seguito verranno re-investite su un nuovo oggetto d’amore, a partire dall’adolescenza. Come dice Freud, ” trovare l’oggetto sessuale non consiste, in definitiva, che nel ritrovarlo”.

Secondo Freud, quando il giovane raggiunge la fase adolescenziale diviene in grado di convogliare la sua libido sui propri “oggetti d’amore”, cioè sulle persone di cui si innamora, riuscendo in tal modo a riversare sugli altri parte del proprio amore narcisistico per se stesso e sviluppando così una sessualità matura e non egoistica.

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La relazione d’amore.

L’amore può essere vissuto come un sentimento infantile di dominio dell’altro, di “possesso”, di “status”, piuttosto che come una forma di interazione che pone in relazione due totalità, due soggetti pronti a mettersi in gioco, ad esporsi al rischio di lasciarsi “contaminare” dall’altro. Nel vero amore, ciò che conta non è il possesso ma la pura gratuità, il consegnarsi all’altro, con fiducia.

Per Simmel (1989) l’amore è una interazione libera e senza scopo, che avviene all’insegna della gratuità e si pone al di sopra della logica dello scambio e di una ragione strumentale oggettivante: è un rischio una libertà gratuita, che lo rende irriducibile all’ordine sociale.

Per Boltanski (2005) esistono 3 declinazioni principali del legame sociale costruito sulla base dell’amore: la filia, l’eros e l’agape. La filia è una forma di benevolenza amicale, l’affetto che si prova tra due amici che si vogliono bene. E’ un amore che permette di riconoscersi allo stesso livello, considerando le diversità dell’altro come forma di arricchimento personale, ma che non pongono l’esclusività come base del loro rapporto. L’eros è invece un legame che nasce dall’attrazione, dalla bellezza del corpo, dall’amore sensibile, carnale: il rapporto è paritetico ma può produrre delle dipendenze e l’isolamento dal resto della società e da altri rapporti intimi. L’agape è una particolare forma di relazione che non poggia sulla logica della reciprocità, ma “ci si dimentica completamente di ogni criterio di misura, di ogni possibilità di equivalenza”, dove l’amore è totale e spirituale, dal momento che non trova realizzazione nella realtà empirica.

Il legame erotico è diverso dal legame basato sulla filia: il primo appare bruscamente, mentre l’altro si consolida poco a poco, incontro dopo incontro con il piacere di stare insieme, con il crescere della fiducia, Il rapporto erotico implica passione, tanto che riusciamo ad amare anche chi non ci ama, mentre l’amicizia può esistere solo in funzione della sua reciprocità. Inoltre sono diverse le sensazioni che si provano; l’amore erotico (o romantico, come dicono gli anglosassoni) comporta grandi emozioni: è un piacere enorme stare insieme al partner, è una sofferenza stargli lontano e comporta forti sentimenti di gelosia. Tutto questo è assai ridotto in un rapporto di amicizia (Alberoni 1996)
L’amore è comunque un aspetto necessario per la sopravvivenza: chi si sente solo e depresso rischia di ammalarsi e di morire prematuramente, circa cinque volte più di chi ama e sta bene con altri (Dean Ornish, 1999): tutti hanno un disperato bisogno dell’amore degli altri.

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Le espressioni dell’amore.

Come per tutte le altre emozioni, si è cercato di comprendere se l’amore producesse delle espressioni facciali tipiche: in genere l’espressione dell’amore somiglia al’aspetto felice e tenero della madre mentre è assorta a guardare il suo bambino (Ekman & Davidson, 1994).

La fedeltà e la convivenza.

Nelle società tradizionali, la cura biparentale della prole permetteva di poter produrre risorse alimentari maggiori nei periodi critici dello sviluppo (Marlowe,2003) permettendo così una maggiore sopravvivenza della progenie (Hurtado & Hill, 1992). Quando i partner convivono per periodi di tempo duraturi, le gravidanze inoltre sono meno soggette a pericolo di vita e complicanze (Robillard et al., 1994) e per questo i legami sentimentali di lunga durata possono essere sembrati ai nostri progenitori come quelli che producevano i migliori benefici alla coppia e ai figli, anche se questo impegno reciproco di fedeltà comportava la chiusura verso le altre alternative possibili.

Christopher Ryan e Cacilda Jetha ricordano allo stesso modo che, quando è nata l’agricoltura, le prestazioni della coppia stabile si sono mostrate più funzionali a quel tipo di società e da lì è nata la tradizione della coppia stabile, dove i partner rispettano il vincolo di fedeltà per tutta la vita. Non che la fedeltà sia impossibile, dicono ancora questi autori, ma è per loro evidente che si tratti unicamente di una scelta culturale, opportunistica, volontaria: sicuramente possibile, ma non per questo “naturale”. “Dovremmo semplicemente accettare il tipo di animale che siamo”, dicono Christopher Ryan e Cacilda Jetha, e non confondere il sesso con l’amore.

Del resto, non è una cosa facile, impegnarsi per tutta la vita in un rapporto, anche perché la natura umana tende a sopravvalutare i benefici immediati, rispetto ai benefici del lungo termine (Fredrick, Loewenstein, e O’Donoghue et al. 2003) e per qualcuno i vantaggi che si possono ottenere nel lungo periodo sono decisamente meno attraenti di quelli che si possono ottenere sul momento.

Il sesso.

Anche il sesso, ovviamente, è molto presente nella società moderna, ma ci sembra iper-valorizzato solo perché abbiamo ereditato una cultura in cui la sessualità c’era, ma era nascosta. La “iper-sessualizzazione” della nostra epoca , sostiene ancora Precht, non è altro che l’aver portato in superficie ciò che prima veniva soffocato e nascosto agli occhi degli altri. E se vivere in una società con dei tabù è difficile, anche vivere in una società priva di tabù non lo è di meno.

Dr. Walter La Gatta


Ipnosi clinica

 

Immagine:
Pexels

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Di Dr. Walter La Gatta

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