La prostituzione raccontata a teatro
L’industria del sesso produce in Germania circa 15 miliardi di euro all’anno. Il governo tedesco può solo stimare quante prostitute ci siano in Germania (dove la prostituzione è legale): si pensa siano circa 400.000 prostitute, la metà delle quali sono probabilmente immigrate. Ma da dove vengonvole prostitute? Che tipo di persone sono? Quali sono le loro storie? In collaborazione con il Teatro tedesco di Gottinga, il gruppo teatrale Werkgruppe2 sta mettendo in scena una commedia, dal titolo “Red Light”, che fornisce molte risposte a queste domande.
La regista Julia Rösler ha parlato con solo 10 prostitute, in tutta la Germania e queste interviste sono bastate per scrivere 500 pagine di testo, dal quale è stato poi tratto lo spettacolo sulla prostituzione.
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I personaggi che raccontano le loro storie si chiamano Sveta, Barbara, Yvonne, Elena e Katharina – donne le cui biografie sono un mix di esperienze vissute dalle prostitute reali intervistate. Esse raccontano le loro storie sul palco, indossando abiti succinti e sono circondate da un set che ricorda una vetrina di un quartiere a luci rosse.
Sveta è una ventinovenne bulgara che non ha più abbastanza soldi per sfamare i suoi due figli. Un giorno, mentre il figlio mette sale e olio su una fetta di pane, lui le chiede se può mangiare tutto o se deve lasciarne un po’ per il giorno successivo.
Sveta è solo una delle innumerevoli donne costrette a prostituirsi per sopravvivere. Nei bordelli e nei camping park in tutto il Paese, le prostitute come Sveta svolgono questo lavoro per vivere: è un lavoro come un altro e non sembrano avere problemi mentre sono sulla “macchina dell’amore” ad attendere i loro clienti.
I pericoli e le tragedie associate a questo tipo di lavoro non mancano: si parla infatti delle prostitute che non riescono ad uscire dalla professione: esse sono costrette ad avere rapporti sessuali con decine di uomini su base quotidiana, e vengono vendute come fossero materie prime.
“Red Light” esplora i diversi modi in cui le donne entrano nella prostituzione: c’è l’assistente di un dentista che dichiara che “i cattivi ragazzi le sono sempre piaciuti” e che è soddisfatta di fare soldi con tanta velocità. Poi c’è la dominatrice, che si chiede come si potrebbe trasferire questo gioco di ruolo alla vita quotidiana, al di fuori della camera da letto.
I personaggi parlano dei loro “clienti” come farebbe un avvocato o un direttore di banca, solo che la loro professione non è altrettanto accettata a livello sociale. “Un sessuologo parla solo ai clienti. Nessuno mette in dubbio questo modalità; noi invece comunichiamo con i nostri clienti attraverso i nostri corpi: è così diverso?” si chiede retoricamente la dominatrice Katharina nello spettacolo.
I lavoratori del sesso vengono anche prenotati per offrire i loro servizi in case di cura e case per anziani, spiega un altro personaggio, Gerda, la quale racconta la storia di uno dei suoi clienti preoccupato di non poterla vedere più, in quanto deve ricoverarsi in una casa di riposo per anziani. “Allora verrò a trovarti lì,” dice Gerda sorridendo con civetteria. La loro relazione mostra esattamente cosa gli autori volevano mettere in luce con questo spettacolo: il fatto che le prostitute possono anche aiutare le persone a sentirsi meno sole.
Nello spettacolo non ci sono tabù: i membri del pubblico sono incoraggiati a chiamare le donne sedute nelle vetrine sul palco e non c’è quasi nessuna distanza tra il palco e il pubblico. Questo è intenzionale: “Avremmo potuto intervistare ruffiani e proprietari di bordelli, ma ci siamo concentrati sulle lavoratrici del sesso, in modo di far si che lo spettatore possa sentirsi un cliente”.
Giuliana Proietti
“Non si progredisce migliorando ciò che è già stato,
bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”.
(Khalil Gibran)
Fonte e immagine:
German play undresses sex industry, dw
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