Fluidità sessuale e abbigliamento gender fluid

Terapie Online Giuliana Proietti

La Dr.ssa Giuliana Proietti presta la sua attività professionale su Clinica della Coppia
come Direttrice Scientifica e Terapeuta Senior

 

Cosa sono i prodotti “genderless”?

I prodotti etichettati come “genderless” (senza genere), sono prodotti che nascono come neutri rispetto al genere, cioè sono unisex, o anche “gender-inclusive”. L’idea è che un dato abito ignori completamente l’associazione tra pantaloni e uomini, gonne e donne e così via.

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Vanno particolarmente di moda questi prodotti?

Si, sono aumentati del 109% annuo negli Stati Uniti da ottobre 2020, secondo la società di previsione delle tendenze WGSN, una società di previsione delle tendenze che analizza il comportamento di acquisto dei consumatori. Nell’ultimo decennio, i marchi di moda hanno prodotto sempre più collezioni gender-fluid per soddisfare la domanda: nel 2019, il 56% dei consumatori della Gen Z ha fatto acquisti “al di fuori dell’area di genere assegnata”(Fonte: Rob Smith, fondatore della “moda gender free” marchio Phluid Project).

Cosa è la Generazione Z?

Con il termine Generazione Z ci si riferisce alla generazione dei nati tra il 1996 e il 2010. Sono i figli della Generazione X (1965-1980) e seguono la generazione dei Millennial, mentre la generazione successiva, che comprende i nati dal 2011 in poi, è stata chiamata Generazione Alpha. Un aspetto importante di questa generazione è il suo diffuso utilizzo di Internet sin dall’infanzia, per cui sono anche definiti “nativi digitali”.

Perché la generazione Z si interessa di prodotti genderless?

Secondo il Pew Research Center, la Gen Z è la generazione più diversificata di sempre sulle norme di genere. Un sondaggio di VICE ha scoperto che il 41% degli intervistati della Generazione Z si identificava come neutrale nello spettro di genere e la metà si identificava come qualcosa di diverso dall’essere eterosessuale. Questa nuova ondata di giovani che si considerano “non binari” è legata a cambiamenti significativi nelle aspettative della società rispetto ai ruoli di genere.

Quale è la sfida che gli stilisti pongono alla società con queste collezioni?

Gli stilisti usano la moda come palcoscenico per dimostrare la ricchezza di immaginazione, scelta e libertà di cui possiamo disporre quando vengono eliminati i confini legati al genere sessuale. L’esperienza gender fluid, non binaria, si ispira alla autodeterminazione, piuttosto che all’adattamento alle aspettative della società su ciò che un maschio o una femmina dovrebbero essere.

Qualunque sia il problema che state affrontando

L’abbigliamento neutrale rispetto al genere è una cosa dei nostri tempi?

No, ha una lunga storia. La ricerca mostra che le prime culture consideravano semplicemente il travestimento come una variazione del comportamento umano, mentre uomini e donne appartenenti a tribù indigene spesso si vestivano allo stesso modo. In tutto il mondo e nei vari millenni che si sono succeduti, capi come tuniche e toghe, kimono e parei sono stati indossati da entrambi i sessi.

Le persone “trans” sono espressione della nostra epoca?

No. Si pensi alle tradizionali persone Māhū nelle culture dei nativi hawaiani e tahitiani, ai ruoli pan-gender delle persone nádleehi nella nazione Navajo, agli eunuchi, alle persone intersessuali, asessuali o transgender conosciute come Hijra in tutta l’Asia meridionale.

Abbigliamento gender fluid

Maria Teresa consegnata a suo marito, Luigi XIV, nel 1659
Osservare gli abiti, maschili e femminili, Wikipedia

Il gender free ha riguardato anche la moda femminile?

Si. Adesso è normale vedere donne in tailleur pantaloni, ma le donne hanno cominciato ad abbracciare l’androginia solo nel 20° secolo. Gli uomini, invece, si sono ispirati alla moda femminile già nel 1700, quando era normale che gli uomini indossassero scarpe col tacco alto con calze di seta, trucco e parrucche dai capelli lunghi: questi erano anzi gli uomini più facoltosi.

Prima del 20° secolo, le donne si vergognavano a mettersi abiti da uomo. Lo stile a ‘la garçonne’, ideato da Coco Chanel aprì la strada ai pantaloni da donna attraverso la sua estetica maschile-femminile. Nel 1966, Yves Saint Laurent introdusse “Lo Smoking”, un look maschile per donne divenuto l’incarnazione dell’empowerment sessuale.

 

Perché le donne sono state considerate, fino a oggi, “power dresses”?

Perché hanno potuto indossare abiti eleganti e godere della libertà di passare facilmente dallo stile maschile a quello femminile. Gli abiti femminili sono stati più ambiziosi e appariscenti: gli uomini hanno espresso il loro successo personale attraverso gli abiti delle mogli, ma in prima persona non hanno potuto godere dello stesso livello di accettazione e libertà nell’abbracciare la femminilità.

Nella moda lavorano molti soggetti LGBT: può essere questa una ragione per l’espanione di questa moda?

La comunità LGBT  è sempre stata esperta nell’esprimersi con la moda ma, fino ad ora, aveva lavorato un po’ dietro le quinte sulle differenze di genere nell’abbigliamento. Ora che l’uguaglianza di genere ha portato all’aumento dei diritti civili, si è diffuso un “queering” nelle nuove generazionim che, insieme all’accelerazione delle tecnologie e delle comunità virtuali,  cerca oggi di smantellare attivamente i pregiudizi sul genere, anche attraverso la moda.

Quale è il ruolo dei social media?

I social media stanno riflettendo questo cambiamento. Con sei milioni di visualizzazioni sul tag #nonbinaryfashion e oltre 10 milioni di visualizzazioni sul tag #unisexfashion sulla piattaforma guidata dalla community TikTok, influencer come Kate Sabatine ( @k8sabz ) o l’artista Darkwah Kyei-Darkwah ( @hausofdarkwah ) offrono un’offerta incentrata sul queer fornendo consigli di moda, così come nuovi look di moda e bellezza e clip di loro che creano i propri abiti, rendendo la moda accessibile a tutti.


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Quali sono i marchi più impegnati nel settore?

Marchi come Telfar , Gucci, Harris Reed , Nicopanda e Rad Hourani stanno guidando il mainstream di questa moda anticonformista. In queste collezioni, il genere non è più limitato solo al maschile e al femminile – o al rosa e al blu – ma è uno spettro di identità non conformi, che la moda riflette.

Possiamo dire che lo stile non binario sarà l’estetica di un mondo più equo?

E’ quello che questa moda si propone, un mondo in cui la propria identità sia costruita esclusivamente attraverso l’autodeterminazione e non le etichette di genere.

Dr. Giuliana Proietti

“Non si progredisce migliorando ciò che è già stato,
bensì cercando di realizzare ciò che ancora non esiste”.
(Khalil Gibran)
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Di Dr. Giuliana Proietti

Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona ● Attività libero professionale, prevalentemente online ● Saggista e Blogger ● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale ● Conduzione seminari di sviluppo personale ● Attività di formazione ed alta formazione presso Enti privati e pubblici ● Co-fondatrice dei Siti www.psicolinea.it, www.clinicadellacoppia.it, www.clinicadellatimidezza.it e delle attività loro collegate, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali e del loro legame con la sessualità. Sito personale: www.giulianaproietti.it La Dr.ssa Giuliana Proietti presta la sua attività professionale su Clinica della Coppia come Direttrice Scientifica e Terapeuta Senior.

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