Relationship Hopping: perché non riesci ad avere una relazione stabile?
Cosa significa “relationship hopping” in inglese?
Letteralmente significa saltare da una relazione a un’altra (to hop, saltellare). Ci si riferisce a coloro che, piuttosto che prendersi una pausa per comprendere i veri motivi di una rottura sentimentale, facendo i conti anche con se stessi, preferiscono gettarsi a capofitto in un nuovo rapporto, ciclicamente, dopo ogni separazione, con la tecnica del “chiodo scaccia chiodo”. Questo saltare di relazione in relazione, alla ricerca continua di affetti stabili, è detta relationship hopping.
Perché può diventare un’abitudine?
Perché può essere un modo per non soffrire, per non sentirsi mai troppo soli. Le persone che seguono lo schema del relationship hopping sono dei “monogami seriali”, cioè amano la sensazione di essere costantemente innamorati di qualcuno e rifuggono la condizione di single. Queste relazioni “tappabuchi” però non funzionano, in quanto non sono sufficientemente stabili e si concludono presto: si pensa dunque subito al partner successivo, e poi a un altro ancora, e così via.
Da cosa dipende questa situazione?
Ogni caso è diverso: si potrebbe trattare di carenza affettiva, di una condizione imposta dal retaggio culturale, un condizionamento basato sui modelli familiari. Un altro motivo potrebbe essere la paura di rimanere single: per questo chiunque conceda delle attenzioni, seppure superficiali, potrebbe apparire come il/la partner ideale. Il sentimento è forzato da dei bisogni che, di romantico, spesso hanno ben poco, e si rischia di perdere di vista cosa è veramente importante per la propria serenità.
Perché la solitudine fa paura?
Per alcuni individui, la paura di essere soli può essere troppo opprimente, semplicemente perché non è un’opzione, ma una necessità. Le persone con scarsa autostima potrebbero percepire l’essere in una relazione di coppia come l’unico mezzo per aumentare il loro valore, ai propri occhi e a quelli degli altri. Potrebbe trattarsi di uno stile di attaccamento ansioso e insicuro, dovuto a traumi vissuti nell’infanzia, come la paura dell’abbandono.
Perché queste relazioni “chiodo-scaccia-chiodo” sono nocive?
Anzitutto perché se si canalizzano su qualcun altro le proprie energie ogni volta che una relazione finisce, saltando da un partner all’altro, non ci si concentrerà mai su se stess*, sui propri obiettivi, sulla propria salute psicologica, e si avranno una serie di esperienze negative, dovute al fatto di aver avvicinato a se le persone sbagliate, nei momenti più sbagliati.
Perché queste relazioni non durano?
Perché al più minimo accenno di difficoltà o disagio si finisce, sulla base dell’abitudine acquisita, a porre fine a una relazione e iniziarne un’altra. Del resto, alla base di queste relazioni non c’è il bisogno di coltivare un impegno a lungo termine, ma piuttosto la ricerca di sentimenti transitori che diano la sensazione di un ritrovato benessere.
Ci può essere una propensione personale a scegliere questa serie di relazioni tossiche?
Si. Riguarda la così detta sindrome di Peter Pan, dove c’è da destreggiarsi fra il desiderio di amore e l’avversione all’impegno: una nuova relazione può apparire come la soluzione ideale per risolvere i propri conflitti interni.
Perché, usciti da una relazione, occorrerebbe prendersi una pausa?
Perché questo permette di riconquistare una stabilità personale, prima di aprirsi nuovamente agli altri. Una idea potrebbe essere quella di iniziare un percorso psicologico con uno specialista, per riflettere sulla relazione appena conclusa e capire perché non ha funzionato e quali sono le proprie necessità per il futuro.
Come fare a capire che si è nella relazione giusta?
Un segnale importante potrebbe essere quando si percepisce di provare un sentimento autentico, che non è solo una via di fuga o una consolazione, quando c’è la disponibilità ad affrontare le vulnerabilità, proprie e del/della partner, quando non si ha più paura dell’impegno di lungo termine, quando c’è progettualità condivisa.
Dr. Walter La Gatta
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Foto di Bingo Naranjo da Pixabay

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